Gruppo Strum, fotoromanzi realizzati in occasione della mostra “Italy: the new domestic landscape” (1972)
Il rifiuto del movimento moderno, verificatosi già a partire dagli anni cinquanta con la nascita del New Brutalism in Inghilterra ad opera di Alison e Peter Smithson e del Team X, pone la questione dello stile che viene combattuto dalle giovani generazioni. Firenze insieme a Torino sarà il fulcro della contestazione al sistema, e vedrà nella città fiorentina l’affermazione della sperimentazione degli architetti, solo successivamente definiti radicali dal critico Germano Celant, sia dentro che fuori l’università. Il clima internazionale favorevole alla contestazione del modello di società dominante proponendone uno alternativo si sviluppa anche in Francia, Inghilterra e USA (qui nel ’64 si aprono le contestazioni nel campus di Berkeley in California). La politicizzazione eccessiva in Francia non determina l’esplosione di gruppi e singoli architetti, ad eccezione di Utopie Group (l’unico gruppo che compie azioni e performance nello spazio pubblico), mentre a Firenze nascono i collettivi Archizoom e Superstudio, Ufo, 9999, Gianni Pettena, Zziggurat, a Milano Ugo La Pietra e a Torino Gruppo Strum (Gruppo Strumentale all’architettura).
Dopo quarant’anni Firenze dialoga con il passato scomodo, ospitando nei sotterranei del brunelleschiano Ospedale degl’Innocenti, la mostra Archizoom associati 1966-1974: dall’onda pop alla superficie neutra, risultato della ricerca dello storico dell’architettura Roberto Gargiani, docente all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, realizzata con la collaborazione dell’Ecole, del CSAC di Parma e dell’Assessorato all’urbanistica di Firenze. Numerosi sono stati i tentativi di organizzare mostre sull’architettura radicale andati miseramente a vuoto, va dato atto all’amministrazione comunale di aver sostenuto questa importante mostra che definisce, attraverso un percorso cronologico e non critico, la storia di Archizoom.
“Nel 1966 quando ci siamo laureati io, Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi abbiamo fondato Archizoom-afferma Andrea Branzi- successivamente si sono uniti Lucia e Dario Bartolini. In Italia c’era un grande rinnovamento generale della cultura e della politica e constatavamo che il mondo del progetto era rimasto molto indietro, così abbiamo iniziato a muoverci. Noi non abbiamo mai condiviso l’idea che la politica fosse una categoria di riferimento, era la politica che doveva adeguarsi al cambiamento del mondo. Claudio Greppi, uno dei primi teorici del pensiero marxiano-continua Branzi- ha molto influenzato il nostro operare così come la musica e la pop art che l’abbiamo interpretata in modo critico proprio a partire da quel realismo duro che leggevamo dietro essa; un fenomeno che non era giocoso, ma duro documento della realtà.” Archizoom con i coetanei Superstudio realizza la I mostra di Superarchitettura nel ’66 nella Galleria Jolly 2 a Pistoia, riproposta al salone del Mobile lo scorso anno alla Galleria Sozzani ricostruita dal Centro Studi Poltronova,l’azienda produttrice di mobili di design fondata da Sergio Camilli nel ‘57 sotto la direzione di Ettore Sottsass jr. In questa occasione vengono presentati gli oggetti di design prodotti da Archizoom come la superonda, esposta anche nella mostra fiorentina,un divano sinuoso a forma di onda di colore rosso che ne enfatizza la sua appartenenza alla cultura pop.
9999 (Giorgio Birelli, Carlo Caldini, Fabrizio Fiumi, Paolo Galli), proiezioni sul Ponte Vecchio a Firenze, 1968
“Sul piano ideologico si interpreta la cultura pop in chiave provocatoria risolvendo la provocazione su di un piano puramente teorico-come scrivono Bruno Orlandoni e Paola Navone, in Architettura Radicale, l’unico e finora insuperato testo critico sulle neo-avanguardie radicali, pubblicato da Alessandro Mendini nei Documenti di Casabella nel ’74-la superarchitettura-affermano Archizoom e Superstudio- è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman, e della benzina super. La superarchitettura accetta la logica della produzione e del consumo e vi esercita una azione demistificante”. In queste affermazioni si può leggere anche l’origine del pensiero di Archizoom rivolto al presente e non all’utopia. E’ il clima culturale che determina la nascita di Archizoom e dei coetanei Superstudio che “nasce con l’alluvione di Firenze- afferma Cristiano Toraldo di Francia del Superstudio_le foto dell’alluvione ci restituiscono un’immagine della città differente immersa in un fluido melmoso, una situazione dinamica che separava la scatola architettonica dalla sua base…Perchè a Firenze la nascita dei radicali? Firenze è anche la patria di Michelangelo e del manierismo, ossia di una rivolta contro regole fisse e stabilite, e l’antirinascimento è l’altra faccia della città. I preti operai, il sindaco La Pira, i quaderni rossi di Mario Tronti hanno influenzato notevolmente il nostro pensiero”.
Nel frattempo le agitazioni studentesche iniziano a smuovere la situazione sul fronte docenti, è così che Leonardo Savioli, insegna arredamento e architettura degli interni mentre Leonardo Ricci elementi di composizione. I due architetti fiorentini saranno dei formidabili apripista verso la sperimentazione che, sostenuti dai giovani studenti tra i quali Paolo Deganello, Carlo Chiappi, Paolo Marliani, Andrea Branzi, Gilberto Corretti e Cristiano Toraldo di Francia (Superstudio), cambieranno la didattica e la ricerca a partire dall’esercitazione condotta da Savioli sul tema degli spazi per il divertimento come i Pipers nell’anno 1966-67. Altre figure sono importanti nella formazione dei giovani gruppi radicali, l’artista e musicista Giuseppe Chiari (Fluxus), Umberto Eco, docente di semiologia, gli storici dell’architettura Leonardo Benevolo e Giovanni Koenig, gli architetti Ludovico Quaroni e Adalberto Libera tutti docenti alla facoltà di architettura di Firenze.
UFO, Urboeffimero 1968
L’importanza di figure come Quaroni e Libera sono state evidenziate da Paolo Deganello durante la presentazione della mostra di Archizoom che, nonostante la buona volontà del curatore Gargiani, non appare convincente soprattutto per la totale assenza del contesto politico e culturale degli anni sessanta, errore di impostazione metodologica, necessario alla comprensione del fenomeno radicale.
Radex, eliocopie, plastici, poltrone e vestiti provenienti in gran parte dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’università di Parma, fondato da Arturo Carlo Quintavalle, rappresentano il corpus dell’esposizione insieme agli straordinari fotomontaggi della No-Stop City. “La realtà era costituita da un universo di merci- prosegue Branzi -dove le qualità tradizionali, antropologiche e umanistiche del progetto, vengono meno e la No-stop city nasce da una società alienata in cui guardiamo il mondo così com’è non come dovrebbe essere. Il nostro non è mai stato un movimento utopico ma abbiamo sempre teorizzato un’utopia conoscitiva”.
Ugo La Pietra, Sistema disequilibrante, Campo urbano, 1968
Questa preveggenza si è dimostrata veritiera se guardiamo le metropoli contemporanee dove il caos regola lo sviluppo urbano, quarant’anni fa gli Archizoom avevano individuato i germi di un virus che si è espanso a livello globale. Il pensiero radicale, osteggiato dal contesto fiorentino accademico, non trova altra via di fuga che il design, allora inesplorato, e particolari coincidenze determinarono la visibilità internazionale dei gruppi. Ruolo centrale venne svolto dalla rivista Casabella, soprattutto durante la direzione Mendini, in cui Branzi scriveva le radical notes, e molti architetti e designer radicali ebbero l’occasione di pubblicare i progetti aprendo così una finestra sul movimento che li metterà in contatto con gli inglesi Archigram, il gruppo degli austriaci Hans Hollein, Coop Himmelblau, Walter Pichler, Haus Rucker Co. Proprio l’attuale direttore di Casabella, Francesco Dal Co, responsabile della collana Electa architettura, la pubblicazione della ricerca svolta da Gargiani su Archizoom.
Ciò dimostra che forse il vento è cambiato in quanto l’architettura radicale non ha avuto molte fortune critiche, completamente assente dai testi di storia dell’architettura, perchè scomoda, solo negli ultimi dieci anni è ritornata protagonista. Sono stati i francesi con le acquisizioni del Centre Pompidou delle opere (disegni e oggetti) di Archizoom, Superstudio, UFO, Strum, Pettena, 9999 e per il lavoro svolto da Marie Ange Brayer al Frac d’Orleans che ha promosso iniziative culturali (mostre e conferenze) sui protagonisti dell’architettura radicale, nel valorizzare l’architettura delle neo-avanguardie per troppo tempo dimenticata. Anche se, la critica che si può sollevare all’operato francese è una certa superficialità nell’evitare di contestualizzare, dal punto di vista sociale e politico, l’intera esperienza radicale; ciò determina un clamoroso errore storiografico, così come la verifica delle affermazioni dei singoli protagonisti che un curatore/storico deve sempre fare per avere un quadro preciso della situazione oggetto di studio.
Superstudio, Monumento continuo 1969
Ancora una volta, però, è doveroso sottolineare l’assenza delle nostre istituzioni nella valorizzazione dei radicali, nonostante le fanfare mediatiche del Maxxi, una sensibilità che avremo voluto dalla Direzione Generale per la Tutela dell’architettura, del paesaggio e dell’arte contemporanee del Ministero dei Beni Culturali e che purtroppo non c’è stata.
Ugo La Pietra, Sistema disequilibrante, Il commutatore, 1967-70
Radicali un fenomeno esteso
Per comprendere il complesso fenomeno dell’architettura radicale in Italia occorre ribadire che Archizoom non agivano in solitaria, ma insieme a Superstudio, Ufo, 9999, Gianni Pettena, Zzigguratt, Remo Buti con i quali hanno condiviso un percorso comune. La forza dell’architettura radicale è stata l’unione dei gruppi separando chi, come Archizoom e Superstudio operava sul piano teorico e Ufo, 9999, Pettena che compivano azioni nello spazio pubblico: gli urboeffimeri di Ufo (strutture gonfiabili che venivano usate come strumenti di lotta contro la polizia e dove vi era una partecipazione attiva dei cittadini), le proiezioni sul Ponte Vecchio dei 9999 (il cui obiettivo è definire comportamenti nuovi e una diversa fruizione, nello specifico, del monumento), le performances di Pettena con l’inserimento di parole-oggetto negli spazi urbani. Il tutto mediato e filtrato dalla cultura dell’happening inventato da Allan Kaprov, dagli environmentalist americani, dalle culture dell’avanguardia, futurista e dada, fino agli artisti cinetici Gruppo T, Colombo, Boriani e De Vecchi. Insomma dalla grande sperimentazione attiva negli anni sessanta del Novecento, che ha attraversato le arti rompendo i confini disciplinari, la de-strutturazione del linguaggio, l’attraversamento disciplinare teorizzato e applicato da Ugo La Pietra a Milano con il Sistema disequilibrante (con le riviste In e In più da lui fondate nei primi anni settanta), i fotoromanzi del gruppo Strum sulla lotta per la casa; isolato dal gruppo fiorentino ma altrettanto interessante l’opera del designer Riccardo Dalisi e i suoi laboratori con i bambini nel rione Traiano a Napoli ma siamo già negli anni settanta.
Sono quattro i momenti importanti per l’architettura radicale. La mostra-incontro “Utopia e/o rivoluzione” organizzata a Torino nel ’68 da un gruppo di assistenti alla facoltà di architettura, denominatosi U e/o R (Pietro Derossi,Giorgio Ceretti e Carlo Gianmarco, Aimaro D’Isola, Adriana Ferroni, Elena Tamagno, Graziella Derossi), mettendo in relazione i gruppi italiani che si contrapponevano al sistema e lottavano contro il modello consumistico, i radicali, con i protagonisti del dibattito dentro e fuori l’architettura. Furono invitati Paul Virilio e Claude Parent (Architecture Principe), Paolo Soleri, Archigram, Yona Friedman, Utopie Group, Archizoom, Noam Chomsky, James Agee, Lara Vinca Masini, Achille Bonito Oliva (in occasione dei quarant’anni dal convegno, la rivista digitale Archphoto.it e Ordine degli architetti di Torino organizzano una giornata dedicata a Utopia e/o rivoluzione entro la fine dell’anno). Il secondo importante evento fu nel 1972, quando Emilio Ambasz cura al Moma la mostra “Italy: the new domestic landscape” dove tutti gli architetti radicali vengono invitati, è la consacrazione internazionale proprio quando il movimento sta per esaurire le sue energie.
Marcatre 50/55, numero monografico dedicato al convegno Utopia e/o rivoluzione
E’ infatti nel ’73 con la copertina di Casabella dedicata alla Global Tools, “ un sistema di laboratori a Firenze per la propagazione dell’uso di materie e tecniche naturali e relativi comportamenti” che finisce l’esperienza radicale. Nel novembre dello stesso anno ABO organizza a Roma, nel parcheggio di Villa Borghese realizzato da Luigi Moretti, “Contemporanea” dove invita Archizoom, Ufo, Pettena, Strum, La Pietra, Ettore Sottsass Jr; un’altro gigante che ci ha lasciato lo scorso anno e che ha avuto un ruolo importantissimo nella diffusione del pensiero radicale, con Fernanda Pivano e la rivista Pianeta Fresco.
L’articolo, uscito per il quotidiano Il Manifesto in una versione diversa, qui, invece, nella versione completa è dedicato alla memoria di Paolo Galli del gruppo 9999, prematuramente scomparso. Archphoto produrrà entro l'estate del 2009 il dvd sulle interviste video
agli architetti radicali, chi è interessato puo inviare una mail a info@archphoto.it
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