martedì 19 maggio 2009

Brunetto De Batté

Ultimamente ne è una riscoperta, una rivalutazione
e rilettura con curiosità della fenomelogia culturale e
se ne ripropongono in continuità dei segnali di ripresa
in alcuni nuovi gruppi: Gruppo A12, Stalker, Cliostraat e Actiegroep....
(posso oggi aggiungere ...ma con una forma epidermica e strumentale...
ben altra cosa il rapporto con il sociale e la trasgressione disciplinare...)
Un periodo (pre ’68) che fermenta tra la Facoltà di
Firenze e la redazione di Casabella a Milano; a Firenze
erano presenti Battisti, Ricci, Savioli, Dezzi, Eco e Koenig
e si trovavano la maggior parte dei gruppi in formazione…

Adolfo Natalini, in una intervista, ricorda il lavoro del
gruppo dalle parabole mistico antropologiche:
“IL LAVORO DEL SUPER STUDIO ERA
FONDAMENTALMENTE UN LAVORO CRITICO SU
QUELLA CHE ERA LA SITUAZIONE ATTUALE. A METÀ
DEGLI ANNI 60 IL NOSTRO LAVORO È STATO SÌ UN
LAVORO CRITICO MA SOPRATTUTTO UN LAVORO
IN UNA SPECIE DI TERRA DI NESSUNO, CHE ERA
QUELLA CHE SI STENDEVA TRA L'ARTE E IL DESIGN,
TRA LA POLITICA E L'UTOPIA, TRA LA FILOSOFIA E
L'ANTROPOLOGIA, ERA UN TENTATIVO DI CRITICA
RADICALE E DA QUI FORSE IL NOME DI ARCHITETTURA
RADICALE, DI CRITICA RADICALE ALLA SOCIETÀ,
INTESA NON TANTO E COSÌ SEMPLICEMENTE COME
SOCIETÀ DEI CONSUMI, MA COME TUTTO IL CONTESTO
NEL QUALE CI TROVAVAMO A LAVORARE. E QUINDI È
STATO UN LAVORO - DICIAMO PURE - DI CARATTERE
DISTRUTTIVO, ERA UN LAVORO ABBASTANZA ACIDO.
ADESSO SE GUARDIAMO A QUELLE IMMAGINI COME
LE TROVIAMO NEI LIBRI, HANNO UN ASPETTO MOLTO
IRONICO, ALCUNE HANNO ANCHE UNA LORO
PARTICOLARE BELLEZZA"

"...EBBE ANCHE UNA RISONANZA A LIVELLO EUROPEO
MOLTO GROSSA, FINO AD ARRIVARE AD UNA SUA
SPECIE DI STATUS QUASI PLANETARIO, GLORIFICATO
UN PO' CON LA MOSTRA ‘ITALY THE NEW DOMESTIC
LANDSCAPE’ AL MOMA DI NEW YORK NEL ’72…”

Di solito emergono i due gruppi italiani gli Archizoom
(The Rolling Stone) e i Superstudio (The Beatles) ma
si dimentica il ruolo sostanziale tra partecipazione ed
invenzione del proletariato con Riccardo Dalisi a Napoli

Le ricognizioni urbane ed extraurbane degli UFO, le importanti
urboterapie di La Pietra (riproposte ultimamente anche da
Boeri), le letture dei Libidarch (fondamentali strumenti per
leggere le trasformazioni urbane), a queste si sommano le
operazioni politico spaziali degli Strum (un po’ tanto dimenticati)
le ricognizioni formali dei 9999 e degli Zziggurat, accanto ad
individualisti come Gianni Pettena (primo tra gli sperimentatori
di land art), Ettore Sottsass Jr., (il vecchio zio conoscitore
dell’underground USA), Gaetano Pesce, inventore dell’archeologia
del futuro, Remo Buti, Carlo Guenzi e Franco Raggi.

Se c’è un merito da dare è alla circostanza di un corso sui
Pipers a Firenze attivato da Leonardo Savioli che per due anni
anche con tesi di lauera diventò la fucina formativa d’incontro
di quel fermento poi definito “Architettura radicale”, un altro
merito và a Giovanni K. Koenig (il Lonfo) animatore e coltivatore
d’avanguardie, inoltre redatore capo con Enrico D. Bona a
Casabella del Mendini (culla élitaria dell’avanguardia).
E’ lì attraverso quella testata e soprattutto con la rubrica di
Andrea Branzi con le Radical Notes e le puntate a racconto
(ironie concettuali) di Sottsass si è formata nel tempo quell’idea
di una revisione della disciplina al progetto.
Così. prima o poi, si sono agganciati
Hollein. Abraham, Archigram, Site, Pichler, Studio 65, Paolozzi,
Stevens, Rucker-co, Utopie, Florian, Carlini, Ant farm,
Coop Himmelblau, Missing Link , Terzic, Mayr, Ryman, Merz,
Kriesche, Crivelli-De Manincor-Ponsi, Lesak, Gowan, Stret Farmer,
Knowles, Gottwald, Halprin,Wexler, Dallegret, Becher & Becher,
Koolhaas & Zenghelis, Eisenman, Peintner, Onyx, Gough, Samaras,
Smithson, Oldenburg

Ricordo le notti a Ponte Vecchio con performance e proiezioni,
gli UFO con i gonfiabili a San Clemente, in Piazza tra i cortei
studenteschi ed in sfilata al Carnevale di Viareggio…la battaglia
di verdure a fine spettacolo di mostra… le installazioni razional
orientali del Branzi nelle librerie... le adunate di Pettena…
Ricordo la formazione e battesimo dei giovani
con i Bodolisti poi Palterer, De Lucchi, Giovannoni Puppa, ed
altri ancora… raccolti poi in un censimento ideato da Eugenio
Battisti e archiviati con cura da Adriana Pulga e Ettore
Pasculli in “vivere architettando” ed. Comune di Milano-Mazzotta
1982. Ricordo volentieri quell’area febbrile del nuovo
dell’avanguardia, delle prime riviste a colori, del dibattito ovunque,
dell’occasione ovunque, di situazioni/performance ovunque…una
trasformazione ai Biechi Blu… Arte & città era presente e non solo
a Volterra ’73. Ricordo il clima di “immaginazione senza potere”

Attorno alla spinta nascono riviste come che, in, inpiù e modo
(dopo il travaso di direzione da Casabella diviene la rivista della
continuità in avanguardia di massa), altre ospitano volentieri
gli interventi e sperimentazioni come Domus, Marcatré,
Pianeta fresco… In questa parata vanno ricordate le copertine
come vere e proprie vetrine di presenza…

Si aprono anche nuovi panorami per la disciplina degli interni
attraverso il sensibile o sensismo meglio Supersensualism
una revisione del design (contro-design) e della decorazione
(decor azione – a cura Attolini/De Batté ed. Neos 1999).

Tra i testi che registrano gli eventi sono da prendersi in
considerazione i cataloghi di mostre come:
8° Biennale de Paris (‘73)
"Radicals. Architettura e Design 1960-1975. Teoria e
attivita' sperimentale degli anni sessanta",
in Catalogo generale VI mostra internazionale d'architettura,
ed. Biennale di Venezia, 1996
AAVV, Radical Architecture, catalogo mostra , Museum fur
angewandte kunst, Colonia, autunno 2000 ;
“L’architecture radicale: mouvement de la fin des utopies,
in ‘Le Journal des Arts’ n.119/2001 ;
E. PEDRINI, L’architecture radicale, in ‘Art-Jonction.
Le Journal’, n.28/2001
AAVV, Arquitectura Radical, cat. Mostra MUVIM
Valencia, 2001

Questi sommati ai documenti che oggi costituiscono oggetti
rari da collezionismo come i volantini degli UFO da fuori
Biennale , il quadernone di Renato Ranaldi “le paratopiche”,e
il Catalogo peloso della mostra in discoteca a Firenze.

Tutto simboleggia il movimento critico tra arte ed
architettura (tema poi proposto da Gianfranco Bruno &
Vittorio Gregotti con la mostra “immagine per la città” 1972
poi ripresa ultimamente da Germano Celant in Arti &
architettura 2004 sempre a Genova)

Tra il libri significativi:
Architettura Radicale di Paola Navone e Bruno Orlandoni,
documenti di Casabella 1974;
e dopo tre anni compare ad integrazione
Dalla città al cucchiaio – saggi sulle nuove avanguardie
nell’architettura e nel design
di Bruno Orlandoni e Giorgio Vallino
per i tipi di Studio Forma , Torino 1977
che qui segnaliamo come riferimenti indispensabili
assieme a:
“Architecture:action and plan” di Peter Cook, Studi Vista,
Londra 1967
“Education automation” di Buckminster Fuller, ed. Lerici,
Roma 1968
“l’Anarchitetto” di Gianni Pettena , Guaraldi Rimini 1973
“Moderno Postmoderno Millenario” (scritti teorici) di
Andrea Branzi per Studio Forma/Alchymia, Milano 1980;
“Pro memoria” di Ugo La Pietra ed. Kata, 1982;
Architettura Addio, Shakespeare 1 Company, di
Alessandro Mendini, Milano 1981
“C’est pas facile la vie” (racconti raccolti) di Ettore
Sottsass, il melangolo 1987

“…CASUALMENTE UNA LEGGENDA VUOLE CHE IL
NOME ‘RADICALE’ SIA STATO DATO AL MOVIMENTO
DAL CRITICO GERMANO CELANT, CHE IN QUEGLI
STESSI ANNI DEFINISCE COME ‘ARTE POVERA’ LE
TENDENZE PIÙ AVANZATE DELL’ARTE ITALIANA.
CONFLUITA PROGRESSIVAMENTE IN UNA PRATICA
CRITICA O PROFESSIONALE PIÙ MODERATA,
L’AVANGUARDIA RADICALE TROVA PARADOSSALMENTE
UNA SUA REALIZZAZIONE NELLA SUCCESSIVA
PRODUZIONE DI SERIE IN UN CONCETTO NUOVO E
FONDAMENTALE: QUELLO DI DESIGN PRIMARIO O
SOFT, OVVERO LA PROGETTAZIONE DELLE QUALITÀ
PIÙ TRASCURATE DEL PRODOTTO INDUSTRIALE - COME
IL COLORE, LE FINITURE SUPERFICIALI, LE SENSAZIONI
TATTILI E IN GENERALE CERTE QUALITÀ ESTETICHE NON
‘MISURABILI’.”

L’ESISTENZA DELL’AVANGUARDIA ‘RADICALE’ HA LA
SUA CONSACRAZIONE UFFICIALE CON LA FORMAZIONE
NEL 1974 DEL SUPERGRUPPO GLOBAL TOOLS (STRUMENTI
GLOBALI).[P> SCIOLTO SOLAMENTE UN ANNO DOPO,
IL GRUPPO DICHIARA UFFICIALMENTE LA NECESSITÀ
DI TORNARE NELLA PROGETTAZIONE A STRUMENTI PRIMARI,
ALL’IDENTIFICAZIONE TRA NATURA E ARTIFICIO, ALLA
REALIZZAZIONE PERFINO MANUALE DI PICCOLI OGGETTI,
PIÙ VICINI APPUNTO ALL’UTENSILE PRIMITIVO CHE AL
SOFISTICATO PRODOTTO INDUSTRIAL

A seguito il movimento si trasforma, una parte, in Memphis e
Alchimia in un così detto Neomodern Design. Altre parti si
trasformano e dissolvono in altre dimensioni ed altre ancora
rimangono fissati nostalgicamete al “momento storico”.

Ma la rilettura più sottile di questo momento critico riporta
l’attenzione (oggi) agli strumenti di progetto ed alla riflessione
del porsi e disporsi dello spazio
nel tempo mangiatempo.
Dalì osservava “ …gli orologi non sono altro che il camembert
paranoico, critico, tenero stravagante e solitario del tempo e
dello spazio…”

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